RAPPORTO PADRE-FIGLIA
La figura del padre per una figlia è molto importante, il papà per lei rappresenta la figura maschile nel mondo e da un punto di vista evolutivo la figura paterna vivrà dentro la figlia per tutta la vita, con un ruolo fondamentale e decisivo nel suo percorso di crescita. Lo psicanalista Carl Gustav Jung con l’espressione “complesso di Elettra” indica il versante femminile del complesso di Edipo, cioè per la bambina l’attaccamento al padre interviene in modo provvidenziale a interrompere il legame simbiotico con la madre e uscire dal rispecchiamento con lei, un distacco più difficoltoso rispetto al maschio per il quale l’oggetto di amore rimane la madre; in breve il complesso di Elettra si può definire come il desiderio della bambina di possedere il padre e contemporaneamente la competizione con la madre per il possesso del genitore dell’altro sesso.
Durante l’infanzia entrambi i genitori sono modelli per i loro figli, ma il padre viene considerato dalla figlia il principe azzurro, il modello di riferimento, anche quando purtroppo il suo comportamento non è dei migliori. Il papà, in famiglia, deve essere una presenza attiva che condivide l’educazione e i compiti genitoriali con la mamma, facendo vedere che c’è parità di ruoli e rispetto, il papà deve dimostrare il suo amore per la madre affinché la piccola sia consapevole di quell’amore in modo che possa riprodurlo in futuro, consapevole che può essere amata allo stesso modo in cui il padre amava sua madre. Troppo spesso invece si ha la sensazione e non solo, che il padre “conceda” del suo tempo alla famiglia trasmettendo l’idea che i figli siano compito delle madri. Analogamente molti padri pensano che le madri siano più influenti con le figlie di quanto non lo siano loro ma nulla potrebbe essere più lontano dalla verità, dato che di solito le femmine hanno un rapporto molto più stretto con i papà, una madre non potrà mai sostituire un padre nel portare una prospettiva maschile nello sviluppo della bambina.
Un papà per non deludere e per non trasmettere un’immagine distorta e negativa dell’intera categoria maschile come deve comportarsi con la figlia? Essere amorevole, rispettoso e protettivo. Il padre come sopra scritto rappresenta il primo incontro con il maschile e a partire dal comportamento del padre la figlia acquisisce elementi conoscitivi sull’uomo e costruisce un bagaglio su cosa pensare, sentire, aspettarsi dagli uomini, in altre parole la relazione con il padre molto probabilmente condizionerà i rapporti che la figlia avrà con tutte le figure maschili che incontrerà, qualsiasi tipo di rapporto che avrà con il sesso opposto attiverà le memorie di questo forte legame primario.
In particolare cosa deve fare un padre per dare un’impronta positiva alla crescita della figlia?
Il padre deve nutrire l’autostima della figlia, la certezza che qualcuno creda in lei e nelle sue capacità, deve elogiare le sue capacità, le sue virtù, i suoi punti di forza, per aiutarla a conoscersi meglio e farle sentire di avere tutti gli strumenti necessari per poter riuscire nella vita, deve insegnarle a non abbattersi mai ed andare avanti di fronte ai fallimenti ed affrontare positivamente tutte le sfide, deve infonderle sicurezza essere percepito come “un porto sicuro” e una roccia, deve essere una fonte inesauribile di insegnamenti. Un papà che sprona a vivere con determinazione e coraggio ogni singolo giorno, insegna alla figlia che ogni problema può essere superato, questo attraverso il dialogo, l’ascolto e la vicinanza. Inoltre molto importante deve insegnarle ed abbattere ogni stereotipo di genere sessuale e farle capire che merita il meglio, deve aiutarla a fare uscire la propria personalità nella sua pienezza, in modo da rendere nel futuro la sua bambina una donna forte e indipendente. Il papà deve passare del tempo costruttivo con la proprio figlia mostrandole sempre affetto attraverso coccole, baci e abbracci, deve scherzare e giocarci con qualsiasi tipo di gioco dalle bambole a giochi che sono molte volte confinati in modo errato ai soli maschi, giochi come fare la lotta, giocare a calcio e altro ancora.. Mentre il figlio maschio vive con un genitore dello stesso sesso un rapporto ambivalente, deve capire se essere come lui o contro di lui, la bambina desidera solo essere amata incondizionatamente dal padre.
Il padre a seconda dell’età della figlia ricopre ruoli diversi, ma qualsiasi età abbia la figlia il ruolo paterno si declina per due funzioni: una protettiva (è guida, consigliere, rifugio, etc.) ma nello stesso tempo ha un ruolo anche normativo (è un garante delle regole, del rispetto, dei diritti e doveri, etc).
Fino ai 3 anni le bambine hanno un affetto e un attaccamento speciale per le loro madri ma poi a questa età inizia una fase in cui il padre divide il “cordone ombelicale” fra madre e figlia diventando centro di emozione e attenzione. La fase che va dai 3 agli 9 anni è quella in cui ruolo paterno gioca un ruolo determinante, in questo periodo il padre è un eroe, un principe azzurro e può davvero trasmettere alla figlia impronte emotive e insegnamenti cruciali per il suo futuro e per le sue relazioni, occorre essere presenti positivamente in questa fase di crescita, con tutto ciò che si è detto prima. Fra i 10 e i 14 anni subentra la pre-adolescenza, in questa fase pur restando valida la duplice funzione paterna affettivo-normativa, il rapporto padre-figlia cambia e si verifica una graduale e significativa disillusione, questo è il periodo della scoperta dei limiti genitoriali, del riconoscere il padre per quello che è e non più come principe azzurro, rendersi conto sia dei suoi pregi che dei suoi difetti. A questo si associa la richiesta da parte della figlia di una maggiore autonomia e di spazi più ampi di responsabilità, per sperimentare e sperimentarsi, per esprimere nuovi interessi e progetti emergenti, per investire la propria vitalità attraverso le uscite con gli amici, inizia l’emancipazione a distanza dello sguardo paterno pur rimanendo sotto le sue ali protettive, è in questo periodo che molte volte nascono le prime discussioni e le difficoltà al dialogo, oltre che l’allontanamento fisico in quanto si passa meno tempo facendo attività insieme. Inoltre la preadolescenza/pubertà è un momento molto difficile per la femmina, c’è lo sviluppo con la comparsa del menarca, i cambiamenti del corpo, la sessualità che si sveglia con le prime attrazioni fisiche, etc. e di tutto ciò è spesso difficile parlarne con il padre, come poi anche per il padre è difficile parlarne, ma soprattutto accettare la cosa, cioè vedere la sua bambina che sta diventando donna. Qui sovente c’è un riavvicinamento verso la madre perché ora è lei che può capire i bisogni della figlia, in quanto ha attraversato a suo tempo le stesse difficoltà, si possono parlare da donna a donna. Il ruolo paterno in quest’epoca dovrebbe puntare su comprensione e rispetto, deve continuare a valorizzare la femminilità e la bellezza della figlia, dando il permesso di farsi bella per piacere ma soprattutto di accettare che si senta sicura agli occhi degli altri uomini; quando è possibile, il dialogo, l’ascolto e la vicinanza restano gli strumenti più efficaci per continuare ad avere un rapporto speciale con la propria figlia. Successivamente arriva la fase dell’adolescenza, sarà un momento difficile per entrambi i genitori, questa fase è caratterizzata da sentimenti e comportamenti di ribellione verso regole e doveri e dalla richiesta sempre maggiore di autonomia, la figlia adolescente a causa della propria maturazione sessuale sperimenta un senso di disagio relazionale a fronte della figura paterna e conseguentemente si allontana ulteriormente da lui, così i padri potrebbero soffrire nell’essere tagliati fuori improvvisamente dalla vita della figlia. Ma anziché soffrire di questa nuova condizione è importante che un padre impari a rispettare questa distanza, considerandola indispensabile alla crescita della figlia e se la fase adolescenziale viene superato con successo, grazie ad una figura paterna equilibrata e matura, in età adulta si rinstaurerà il rapporto con una forma più matura. Ciò che va sempre trasmesso alla figlia è che “si può allontanare dal nido per sperimentare la vita ma c’è sempre un nido accogliente in cui tornare e che l’aspetta ”.
In ultimo vorrei parlare anche dei comportamenti che devono essere evitati perché potrebbero essere lesivi alla sana crescita della figlia:
quando il padre è una persona troppo fragile che finisce con il lasciare la figlia fra le braccia della madre non sciogliendo mai il cordone ombelicale fra le due, facendo mancare la figura paterna e quel processo evolutivo di distacco madre-figlia, con conseguenze negative nello sviluppo della figlia.
Un padre troppo innamorato della figlia che diventa morbosamente possessivo nei sui confronti tenendola “in ostaggio” nell’adorazione verso di lui, ad esempio i padri “idoli” che rendono impossibile un altro amore perché un compagno deve essere come lui ma nessuno sarà mai come lui.
Il padre assillante, non rassicurante che non aiuta la formazione e la crescita dell’autostima, che intrattiene con la propria figlia un rapporto infantile teso alla negazione della maturazione e dell’indipendenza.
Il padre estremamente normativo, rigido e chiuso, che detta condizioni alla figlia perché si meriti il suo amore, manipolandola e impedendole di vivere una vita propria.
Il padre “mammo” che si sostituisce alla madre, non trasmettendo alla figlia quella parte virile con punti di vista e maschili, con il rischio che la futura donna come compagno cerchi un uomo mammo su cui appoggiarsi e dipendere.
Il padre perduto, ci sono situazioni in cui la figlia ha a che fare con un padre che non è stato presente nella sua crescita e questo padre non viene realmente riconosciuto per la persona che realmente è, ma viene idealizzato in modo irrealistico e generalmente in positivo, riflettendo tutti i desideri e i bisogni della figlia, solitamente di difficile realizzazione e questo nel futuro della ragazza potrebbe dare vita ad un rapporto con un compagno da lei percepito, a prescindere, come perfetto e inattaccabile a scapito di una percezione realistica di sé e di cosa sia il meglio per lei.
Il padre inaffidabile, quello di difficile comprensione, la figlia fin da piccola non capisce se il padre è interessato a lei o incentrato solo sui suoi impegni e problemi, se le voglia bene o no e da questa difficoltà possono nascere rapporti di tipo amore-odio in cui il padre è al tempo stesso amato e odiato, desiderato e respinto, cercato e allontanato, un padre di cui è difficile fidarsi. Questo non potrà che avere delle ripercussioni nel rapporto con il partner che verrà desiderato e temuto, sedotto e abbandonato, voluto e lasciato.
Questo articolo lo dedico al mio babbo (come viene chiamato il papà in Romagna) e a mio marito, babbo di nostra figlia Carolina, entrambi padri presenti, affidabili e amorevoli.